Una lotta impari by Simona Nuvolari

Una lotta impari by Simona Nuvolari

autore:Simona Nuvolari [Nuvolari, Simona]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2022-09-28T12:00:00+00:00


Marta era perplessa. Dunque, questa ragazzina disapprova l’amore disordinato, passionale, disdegna il sesso senz’anima, ma c’è qualcosa che le ripugna in modo ancora più deciso: il sesso dell’anima. E non deve fare nessuna fatica, in questo caso, per tenersene lontana.

Adesso per Marta, Caterina da Siena era la donna che a neanche trent’anni, senza aver mai potuto studiare – tutto quello che sapeva l’aveva appreso dalle prediche in chiesa e dai libri di devozione –, dettava lettere di fuoco indirizzate al papa e a regnanti e governanti, esortandoli a ravvedersi dagli errori e ad avere il coraggio del buon governo a rischio della propria vita, senza alcun timore servile; con una forza e una sicurezza che le venivano solo dal misticismo in cui era immersa. Una donna, tra l’altro, che insisteva straordinariamente sulla ragione e l’intelletto, oltre che sull’amore.

Ma allora era diverso, pensò Marta. A noi ragazzi, tutti un po’ esistenzialisti, il misticismo non piaceva già come annientamento della volontà individuale nell’Essere, un naufragar m’è dolce in questo mare che ci sembrava un tradimento della condizione umana.

Ma soprattutto detestavamo l’erotismo che si esprime nel misticismo.

Marta ricordava bene di non aver mai potuto soffrire l’espressione sposa di Cristo, sia pure solo in senso ideale. Le sembrava incongrua, totalmente estranea al Vangelo, e non le piaceva che fosse usata. Sì, lo sapeva, era solo un’immagine per indicare l’unione del divino e dell’umano, l’unione tra Dio e la Chiesa, tra l’anima e Dio. Ma specie nei conventi femminili faceva di Cristo una specie di sultano di un harem sterminato.

Caterina invece per poter essere sposa di Cristo aveva lottato: in famiglia si era battuta con tutte le forze dai dodici ai sedici anni, per non sposarsi con nessun altro, finché si rassegnarono a lasciarla in pace; non aveva voluto diventare suora, solo terziaria, ma a vent’anni aveva avuto una visione in cui il figlio di Dio l’aveva sposata per sempre con il suo anello. E lei avrebbe desiderato lo stesso destino per tutte le anime: “Or godiamo e siamo sposi fedeli” esorta i suoi discepoli.

C’è una sola cosa, ripete Caterina nelle lettere, che può allontanare l’anima dallo sposo per cui è nata: l’amor proprio di noi che ci rende servi della sensualità. Lei perciò, che mangiava – quando mangiava – solo pane ed erbe crude, voleva che «la sensualità fosse morta col coltello della volontà», «la mano del libero arbitrio l’uccidesse».

Invece assistiamo a uno straordinario spostamento: la sensualità non è uccisa, ma tutti i sensi sottratti al corpo si trasportano e si accendono nella sfera spirituale, verso Chi ci ha amato per primo.

Lei, così fiera nemica della sensualità, quando dice che «gusta il latte della divina dolcezza … s’inebria del sangue di Cristo», quando grida «io voglio vestirmi di sangue, ed essere spoglia di ogni altro vestito che fino ad ora avessi avuto. Io voglio il Sangue, e nel Sangue la mia anima è e sarà saziata», non ci sente nessuna sensualità, perché il suo diletto non si attacca alle creature ma riposa nel Creatore.

Per questo le sue lettere a Marta sedicenne davano i brividi.



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